RECENSIONE: "LE AQUILE E L'ABISSO" DI GIORGIO SMOJVER

RECENSIONE

Giorgio Smojver, Le aquile e l'abisso, Watson Edizioni

A cura di Alessandro Iascy e Giorgio Smojver.

Cover di Vincenzo Pratticò. Illustrazioni interne di Pietro Rotelli.

Recensione a cura di Caterina Franciosi



L'AUTORE

Giorgio Smojver nasce il 23.07.1950 a Padova da genitori profughi da Fiume, città italiana oggi parte della Croazia. Si laurea presso l'Università degli Studi di Padova in lettere classiche con tesi di storia greca. Le sue passioni sono infatti la mitologia comparata, la storia antica e medievale, e il romanzo cavalleresco. Da queste discende in modo naturale il gusto per la letteratura Fantasy.

Dal 1979 al 2015 ha lavorato alla rete di biblioteche del comune di Padova; l'impegno non gli ha consentito di scrivere le proprie fantasie ma ha sempre promosso la letteratura fantastica. Ritiratosi, ha rispolverato i vecchi quaderni e si è dedicato alla narrativa.

Alterna storie fantastiche a sfondo storico ad altre ambientate in un mondo fantasy di sua creazione: L'anello infranto, Artigli nei boschi, Flutti incantati, Le ombre di Arados. Attualmente è impegnato nel progetto di un romanzo fantastico ambientato nell'alto medioevo, a Costantinopoli e in Italia.

LA TRAMA


Tito Flavio Vespasiano ha da poco assunto il potere, dopo una guerra che ha visto le legioni combattere le une contro le altre, e morire quattro imperatori. Nelle provincie orientali, sconvolte dalla guerra civile e dalla rivolta giudaica, un reparto composto da legionari della Terza Legione Gallica e cavalieri di Pannonia si batte con pirati e ribelli, ordinaria attività per dei veterani. Ma il centurione Casperio e il suo amico, il cavaliere barbaro Ardaric, hanno un dono, o una maledizione, che di ordinario non ha nulla: una lancia che si dice abbia ucciso un agitatore ebreo quarant’anni prima, e che scoprono ha potere contro le forze del male. Affiancati dalla giovane maga Apama, dalla guerriera Zarya e dal geniale ingegnere Demetrio, combattono arcaici dèi abissali, demoni, entità aliene dal Mar Nero sino al tempio del Fuoco Sacro nel cuore dell’Iran.

LA RECENSIONE

Il centurione primipilo Aulo Casperio si tolse il mantello fradicio sotto il porticato del vecchio palazzo reale, ora sede dei governatori. Non sopportava quel clima afoso e i continui acquazzoni. L'acropoli era di grande bellezza, con l'ippodromo, i ginnasi marmorei, il palazzo reale ornato di fregi di battaglie tra greci, amazzoni e sciti, eretto oltre un secolo prima da Mitridate Eupatore, in gara con quello di Pergamo; sull'agorà ai lati del palazzo vi erano due grandi templi dalle alte colonne, i fregi e capitelli di marmi rossi e gli stucchi dorati. I templi esprimevano la cultura peculiare, greco-iranica, del regno del Ponto: erano dedicati a Zeus–Ormazd, Artemis-Anahita e Apollo-Mitra, la cui statua colossale aveva le sembianze di Mitridate Eupatore. Ma Casperio sapeva che il Re del Ponto era stato un assassino e un avvelenatore, in segreto devoto ad Ahriman, non a Mitra e Ormazd, e qualcosa del suo spirito oscuro era rimasto. Dal castrum a lì c'erano due ore di cammino nel fango sino alle caviglie, tra vicoli sudici e soffocanti. Non che avessero corso rischi, il mantello rosso da centurione, il gladio e le spalle da lottatore di Casperio erano sufficienti a intimidire anche i furfanti più disperati.

Sinope, provincia romana di Ponto e Cappadocia. 72 d.C., tre anni dopo l'anno terribile che vide avvicendarsi sul trono imperiale di Roma Nerone, Galba, Otone, Vitellio e infine Vespasiano. Traiano è ancora solo un giovane tribuno laticlavio che viene inviato sui campi di battaglia per rendersi conto di cosa voglia veramente dire combattere e diventare uomo. Lo accompagnano il centurione Primus Pilus della Legio III Gallica Casperio, il Bastarna Ardaric, il centurione Demetrio di Rodi e due donne: Apama, medico e sacerdotessa siriana, e Zarya, sciamana del popolo degli Alani e arruolata nei cavalieri pannoni. Inizia così il lungo viaggio delle aquile imperiali verso l'abisso più profondo, verso un'oscurità popolata da creature così mostruose da sembrare figlie dei nostri peggiori incubi e a cui l'illustratore Pietro Rotelli ha dato volto con il suo stile tutto particolare sulle tavole che impreziosiscono il volume.

Un romanzo corale, quello di Giorgio Smojver, che vede incontrarsi personaggi storicamente esistiti (come ad esempio Traiano), personaggi inventati ma storicamente plausibili e figure bibliche (come il profeta Ioannes) o legate alla mitologia persiana. La storia viene narrata dai diversi punti di vista dei protagonisti, così che l'autore possa trasportare il lettore in una affascinante ed esotica location medio orientale e possa offrire, allo stesso tempo, uno spaccato storico e culturale, ricco di dettagli, di quella che poteva essere la situazione dell'epoca. Demoni e incantesimi a parte, s'intende.

I riferimenti alla mitologia greca, latina, persiana, egiziana e biblica ma anche al mondo lovecraftiano sono innumerevoli: la bella Apama è sacerdotessa della divinità persiana Anahita; la misteriosa Rodogine ha stipulato un patto con Lilitu, una sorta di demone vampiro in seguito collegato alla figura di Lilith; l'eunuco Bagoa è esperto di incantesimi egizi e iniziato ai misteri di Iside. Splendidi approfondimenti religioso-culturali insomma, che fanno da controcanto alle numerose scene d'azione di cui sono particolarmente apprezzabili i dettagli militari e che - tutti insieme - creano un perfetto equilibrio in questo romanzo sword (o gladius che dir si voglia) & sorcery.

I personaggi, le ambientazioni e gli eventi sono tratteggiati in maniera fluida e scorrevole, mai pesante o tediosa. Lo stile dell'autore è sì ricco, ma chiaro e lineare, le scene vengono vivacizzate da dialoghi spesso a botta e risposta in modo da far emergere tutti i diversi aspetti del carattere dei protagonisti.


Ultimo ma non ultimo, all'interno de Le aquile e l'abisso è presente anche un riferimento a Thanatolia, l'oscuro mondo dell'autore Alessandro Forlani, ma non aggiungo altro: non voglio rovinarvi la sorpresa!

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