RECENSIONE: "TERRE RARE" DI MATT BRIAR
RECENSIONE
Matt Briar, Terre rare, Watson Edizioni
Finalista Premio Urania 2018
Recensione a cura di Caterina Franciosi
L'AUTORE
Matt Briar. Reggio Emilia, 1985. Nel 2014 pubblica L'Era della Dissonanza vincendo il premio Kipple (uscito con il nome di battesimo, poi abbandonato a causa delle troppe omonimie). Nel 2018 con "Terre Rare" (Watson Edizioni 2019) va in finale al premio Urania Mondadori. Lo stesso anno è finalista anche per Odissea e Short Kipple, tutti importanti premi nazionali di narrativa fantastica. Ha inoltre partecipato alla monografia "Stephen King: L'altra metà oscura" (Weird Books 2016) e all'antologia "Next Stream: Visioni di realtà contigue" (Kipple 2018, vincitrice del Premio Italia).
LA TRAMA
«Sa qual è il motore più potente che spinge tutti noi ad affannarci per stare al passo? La risposta non è il denaro.»
Alan scosse la testa, rifiutando di rifletterci anche solo per un nanosecondo.
«La paura» disse Hamal.
«Oh. Non è la prima cosa che avrei detto.»
«Sa cosa sto leggendo in questo momento, Alan? Una storia che mi mette paura.»
«Cosa legge? Un racconto di quel... Come si chiama, Allan Poe?»
Hamal rise di gusto. «No, quello non mi fa paura.»
«Allora cosa?»
«Sto leggendo della scoperta di una possibile soluzione alla fame nel mondo e al cancro. Una possibile medicina miracolosa che curerà la salute e la disuguaglianza.»
Alan ripensò a quello che gli aveva detto Johari. E rivide le sue labbra e il suo corpo quell'ultima notte.
«L'alga dei miracoli.»
«Proprio quella.»
La scoperta di un’alga dalle proprietà straordinarie sconfigge le carestie e ridefinisce la pace nel mondo. Alan, geologo senza più lavoro, ha appena trovato l’amore della sua vita quando si accorge di percepire le emozioni delle altre persone. E non è il solo. Una ricerca segreta istruisce delle spie necessarie a mantenere un equilibrio molto più instabile e crudele di quanto sembri. A Brena, caotica metropoli europea, le pedine in gioco sono ignare l’una dell’altra. Ad avvicinarle c’è solo una domanda: è giusto rinunciare alla propria felicità in nome di un’apparente utopia?
LA RECENSIONE
D'istinto cominciò a esplorare Brena come se fosse l'enorme tempio di una civiltà antica, inafferrabile e complessa, e lui un avventuriero senza altra scelta.
Era difficile digerire l'idea che mezzo milione di persone si addensassero in una sottile striscia di costa Atlantica, distribuite in un reticolo di strade e viali sempre uguale, squadrato e simmetrico. Nonostante fosse nato in una città, anche se non così grande, improvvisamente era difficile accettare che lì tutte quelle persone realizzassero l'intera loro vita, compresi i valori che la definivano.
Con la mente iniziò a prendere nota degli scorci, dei profili, di quelli che iniziò a chiamare spazi a misura d'uomo. Era incuriosito dagli angoli innaturali, dal modo in cui le ombre dei palazzi si intersecavano l'un l'altra, dal punto in cui il mare e il cemento entravano in contatto, e dalla grigia monocromia dei colori. Riuscire a entrare nel cuore artificiale e precostruito delle metropoli, nel ritmico ribollire di luci e suoni svenduti all'ingrosso, era solo questione di tempo e della buona, vecchia forza di volontà. Lui stesso lo aveva desiderato, il cambiamento, e ora finalmente lo affrontava. La sua era la sfida del conquistatore.
Narciso: l'alga aliena miracolosa, in grado di costituire una concreta possibilità per curare malattie come il cancro e risolvere per sempre il problema della fame nel mondo grazie alle sue speciali proprietà nutritive. Completamente insapore, sembra una scelta molto più appetibile degli odierni insetti così ricchi di proteine.
Quella descritta da Matt Briar è un'utopia concreta, un mondo migliore che sembra voler ridare fiducia nei confronti della Terra e del genere umano. Lo scenario dipinto dall'autore non è post apocalittico o sull'orlo del collasso, anzi è molto vicino al nostro, ci appare addirittura possibile. È un futuro perfetto e ideale. Forse troppo.
Il mondo idealmente può cambiare, ma difficilmente lo faranno gli esseri umani, come Alan Medas scoprirà a sue spese nel corso del romanzo. Geologo, spirito libero, ora senza lavoro ma con una relazione stabile e seria, Alan non sa che il destino sta per giocargli un tiro mancino. L'alga Narciso sembra aver cambiato il corso della storia ma con effetti collaterali del tutto imprevedibile. Alan (e altri come lui) inizia a manifestare una certa sensibilità verso le emozioni delle altre persone. Preoccupato e dietro suggerimento della sua fidanzata, si reca dal medico che lo invita a mettersi in contatto con il centro specializzato della dottoressa Halo, un laboratorio dove Alan ha l'impressione di essere una vera e propria cavia da laboratorio - visto anche come è stato "convinto" ad entrarci nonostante la propria riluttanza. I recettivi - questo il nome assegnato agli empatici come Alan - sono il campo di studio della dottoressa Halo, ma qualcosa di non detto si nasconde dietro alle sue parole. Cosa vogliono tutti da Alan? Cosa c'è di così speciale in lui? Qual è il reale scopo del ruolo che gli viene richiesto di svolgere?
"Terre Rare" è un romanzo che non rifugge dalla profondità dei temi che tratta: problemi sociali, possibili scenari futuri, il continuo ripetersi degli errori e dei vizi umani. Il ritmo rapido e incalzante sembra non voler dar tregua al lettore, che si ritrova a seguire il protagonista da una parte all'altra del mondo. Alan è una persona comune, suo malgrado vittima del sistema in un gioco molto più grande di lui e che gli chiederà di pagare un prezzo altissimo. Il mondo ideale auspicato è un castello di carta, si basa su un circolo vizioso di intrighi orditi ai più alti vertici di governo. Ancora una volta, la storia si ripete. Si tratta sì di fiction, con un bel taglio da film action soprattutto nella seconda parte del romanzo che ci spinge a continuare la lettura per poter sapere cosa succederà, ma Terre Rare è anche un romanzo duro, che fornisce innumerevoli spunti di riflessione che non passano inosservati. Al termine del libro anche il lettore si sente un po' come Alan Medas, con la certezza di essere solo una piccola pedina di cui gli altri potrebbero servirsi...
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