RECENSIONE: "ARTIGLI NEI BOSCHI" DI GIORGIO SMOJVER

RECENSIONE
Giorgio Smojver, Artigli nei boschi, Delos Digital
Collana Heroic Fantasy Italia a cura di Alessandro Iascy e Giorgio Smojver

Recensione a cura di Caterina Franciosi


L'AUTORE
Giorgio Smojver, nato a Padova da esuli giuliani, è laureato in Lettere classiche presso l'Università degli Studi di Padova, appassionato di mitologia comparata e letteratura medievale. È stato per anni bibliotecario e coordinatore del sistema bibliotecario del Comune di Padova, e in questa veste ho curato attività di promozione della letteratura. Ritiratosi, si è dedicato alla scrittura. Ha pubblicato un romanzo, “Le Aquile e l'Abisso” (Watson) e diversi racconti, tra i quali: “L'anello infranto”, in Premio Esecranda 2018, “L'allodola e i rovi”, in “Oltre la Soglia”, “Castrum Daemonum” in “Impero Antologia Gladius & Sorcery”, Watson.

LA TRAMA
Due giovani eroi, una guerra nel cuore oscuro della foresta, un'avventura di spade, magia e artigli.

Nei boschi di un'Europa arcaica, dove gli ultimi bagliori delle colonie atlantidee si scontrano con la marea della barbarie, si compie il destino di due giovani eroi.
Valawyne, una bambina che ha visto la propria famiglia sterminata dagli Ulfhednar, uomini-belve della Foresta Nera, è adottata da un branco di lupi e cresce con loro.
Alcuni cacciatori delle Terre Selvagge, venuti in cerca di fortuna nel ricco regno atlantideo di Finyas, sono imprigionati e derubati; una strega fa leva sulla loro rabbia e sete di vendetta per trasformarli in Ulfhednar, ma uno di loro, il giovane Helmor, si ribella.
Valawyne e Helmor si uniscono a un gruppo di soldati sbandati, guidati da un capitano di Finyas. Feroci scontri contro gli Ulfhednar decideranno il destino del regno, in una storia di spade, sangue e magia, amicizia e tradimenti.

LA RECENSIONE
La storia non iniziò in una città né in un castello, ma in un casolare nel fitto della Selva Nera; era costruito solidamente, assi di legno di quercia, tetto di terra battuta coperto di zolle erbose. C'era una stalla, un recinto di maiali e un orto. Non era molto, ma il Padre e la Madre ne erano orgogliosi, perché quando erano arrivati lì non c'era niente. Erano di stirpe cimbra e fuggivano dalla loro terra invasa dai nemici, a nord. Il Nonno aveva disboscato e costruito la casa con le sue mani, con l'aiuto del figlio, che allora non era ancora in Padre; un'altra famiglia di esuli era arrivata con loro, ma erano morti durante il primo inverno, tranne una ragazza che sarebbe poi divenuta la Madre. Fu lei a piantare l'orto, spargendo semi che erano l'unica dote lasciatale dalla sua famiglia; il Nonno e il Padre erano abili cacciatori, raccolsero pellicce per venderle al più vicino villaggio, a tre giorni di marcia nella foresta, sinché poterono comprare due cavalli e quattro maiali. Chiamavano la casa Cinque Querce; una era quella che avevano tagliato per costruirla, le cui radici restavano sotto l'impiantito; le altre quattro segnavano, come mute sentinelle, i limiti dalla zona disboscata.

In principio erano il Padre, la Madre e la Famiglia. Con questo inizio dai toni biblico-mitologici, Giorgio Smojver ci apre le porte di un mondo magico e leggendario, cominciando dalla descrizione di Cinque Querce, casa natale di Valawyne, per poi giungere a Ker Lyonis, la città di marmo bianco, fino ad arrivare ai boschi all'ombra delle colline del Thurhing, l'anello del gigante, oltre le quali nessuno osa avventurarsi. Soprattutto ora.
Una minaccia grava sulle terre dei figli di Atlantide: gli Ulfhednar, gli uomini lupo, creature dannate agli ordini del Koningast, re degli spettri, sono tornate a razziare senza pietà i boschi del regno di Finyas.
Valawyne, orfana di Cinque Querce e allevata da un branco di lupi, e Helmor, guerriero dagli occhi eterocromi, sono i due giovani eroi di questa storia in grado di affrontare gli Ulfhednar insieme ad un gruppo di valorosi guerrieri guidati dal capitano Ardacil.

Nel suo "Artigli nei boschi", Giorgio Smojver attinge a piene mani dalla mitologia nordica, dal mito di Atlantide e dal mondo di J. R. R. Tolkien per creare un racconto affascinante e dalle sfumature epiche. Partendo dalla versione del mito atlantideo secondo cui i discendenti del mitico popolo avrebbero colonizzato la Gallia, la Britannia e le coste di Spagna e Africa, l'autore inserisce all'interno della narrazione anche elementi appartenenti alla mitologia norrena, come il "lupo che divora il sole e la luna", un chiaro riferimento a Hati e Skoll, i lupi figli di Fenrir che divoravano per l'appunto i due astri celesti. Lo stesso nome della protagonista, Valawyne, ha richiami elfici e il popolo magico viene persino inserito all'interno del romanzo, quasi a volerci riportare nella Terra di Mezzo di Tolkien.
Ma "Artigli nei boschi" è molto altro.
È una storia legata ai ritmi della natura, dei solstizi e delle celebrazioni per le Calendimaggio. È una storia in cui appaiono non solo eroi ed epiche battaglie, ma anche sciamane guerriere molto simili alle Amazzoni. È una storia in cui la grande caccia degli Ulfhednar ci riporta alla mente la Caccia Selvaggia del folklore europeo. È una storia fatta di spade, antichi principi e valori e simboli arcani.
Con uno stile ricco, emozionante e pieno di piccoli dettagli che ci fanno capire che molto altro si cela dietro agli eventi della storia narrata, l’autore è maestro nel dipingere un quadro realistico e commovente di ciascun personaggio, a cominciare proprio dai due protagonisti Valawyne e Helmor, la cui storia ci viene narrata a partire dalle loro origini.
Artigli nei boschi è un romanzo che si legge tutto d'un fiato e la nostra immaginazione è libera di soffermarsi sulle suggestive immagini dell'illustratore Pietro Rotelli che fanno da cornice alla narrazione. Giorgio Smojver lascia inoltre la porta aperta alla fantasia dei suoi lettori, in quanto non pone limiti a ciò che potrebbe accadere dopo la fine del romanzo. D'altronde, Valawyne è ancora una ragazzina, chissà in quali altre avventure ci ricapiterà di incontrarla...

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