RECENSIONE: "IL DIARIO DELL'ESTINZIONE" DI MAICO MORELLINI
RECENSIONE
Maico Morellini, Il diario dell'estinzione, Watson Edizioni
Vincitore del Premio Italia 2019. Miglior romanzo fantasy di autore italiano
Recensione a cura di Caterina Franciosi
Maico Morellini (Reggio Emilia, 1977) vive a Reggio Emilia e lavora nel settore informatico. Con il suo primo romanzo di fantascienza, Il Re Nero, ha vinto il Premio Urania 2010, pubblicato nel novembre del 2011 da Mondadori. Ha pubblicato racconti su diverse antologie tra cui 365 Racconti sulla fine del mondo, 50 sfumature di sci-fi, D-Doomsday, I sogni di Cartesio, Ma gli androidi mangiano spaghetti elettrici, Propulsioni d'improbabilità oltre che sulla rivista Robot e sulla Writers Magazine Italia. Nel 2014 ha creato per Delos Digital la serie hard science fiction I Necronauti. Il suo secondo romanzo di fantascienza, La terza memoria, è uscito su Urania nel maggio del 2016. A dicembre 2016 è stata pubblicata da Vincent Books l'antologia di fantascienza Voci della Polis.
LA TRAMA
Inghilterra, seconda metà dell'Ottocento.
1868
Caleb Cavendish è un abile studioso delle arti occulte, ossessionato dalle teorie di Darwin tanto da ripercorrere le tappe dello scienziato con una lunga missione attraverso il mondo. Durante il viaggio, però, tra i ghiacci artici perde una mano e al suo posto si innesta il frammento di uno strano metallo.
1885
Buckingham e Lefebvre, collaboratori di Scotland Yard, indagano su un misterioso suicidio di vent'anni prima che li porta, attraverso sedute ipnotiche e complicati rituali, sulle tracce di Isaac Walton, talentuoso ipnotista che ha seminato guardiani lungo il suo cammino. Ma Walton altri non è che Cavendish, e i suoi piani sono tanto ambiziosi quanto pericolosi.
Un grande giacimento del metallo è lì che attende nel sottosuolo di Glastonbury, bramoso di ricongiungersi al suo frammento.
LA RECENSIONE
L'uomo vestito di nero si fermò. Sollevò la testa lasciando che una lama di luce gialla scivolasse sotto il cappuccio e aprì gli occhi. Il grosso lampione a gas sibilava impegnato nella sua lotta contro la nebbia parigina.
Sentì un sapore dolce seguito subito da uno più aspro. Pesca, poi limone. Ci fu un lampo bianco e l'uomo barcollò, finendo con l'aggrapparsi al lampione. Chiuse gli occhi ma la luce resistette. Sfumò come una quieta marea. Ritirandosi proiettò lettere, simboli, parole.
Aprì gli occhi. Era passato. Si staccò dal lampione e gli lanciò uno sguardo minaccioso. Odiava l'imperfezione della luce a gas. Oscillava, vittima di leggi fisiche poco precise. E finiva con il causargli forti mal di testa. Se non di peggio.
Si strinse nel mantello e piegò di nuovo la testa verso il buio della strada. Era solo questione di tempo: presto la nuova illuminazione elettrice avrebbe soppiantato quella a gas e lui avrebbe contribuito a quel cambiamento. Il lavoro che aveva accettato presso la Continental Edison Company di Parigi era solo il primo passo.
Il sapore di frutta indotto dalle allucinazioni se ne andò lasciando il posto alla fame. Non aveva ancora cenato.
Riprese a camminare e incrociò crocchi di persone ma li evitò accelerando il passo: i rumori troppo forti gli davano fastidio e a quell'ora della sera le strade di Parigi sapevano essere molto chiassose.
(da Il diario dell'estinzione)
(da Il diario dell'estinzione)
Un uomo, una carrozza e sullo sfondo lo skyline della Londra vittoriana. Già dalla copertina questo romanzo sembra voler attirarci tra i suoi segreti più oscuri.
Maico Morellini (vincitore del premio Urania Mondadori edizione 2010 con il romanzo Il Re Nero e vincitore del Premio Italia 2019 come miglior romanzo fantasy di autore italiano con Il diario dell'estinzione) ha sapientemente elaborato un mistery ambientato nell'Inghilterra di fine Ottocento, mescolando atmosfere appartenenti a diversi generi e autori: Sherlock Holmes di A. C. Doyle, E. A. Poe - che viene citato più volte nel libro - e H. P. Lovecraft... con un tocco di Penny Dreadful. Molto apprezzabile è anche la ricerca storica eseguita dall'autore: durante lo svolgersi degli eventi (alcuni reali, altri no), abbiamo l'opportunità di incontrare diversi personaggi dell'epoca, primi fra tutti Nikola Tesla e Charles Darwin.
Buckingham e Lefebvre sono i due investigatori protagonisti del romanzo e fanno parte di un ramo particolare di Scotland Yard: il loro compito è quello di difendere la Corona dai crimini più oscuri sotto la guida del Vecchio Abe. Sappiamo poco di loro e del loro passato, se non che Buckingham è un ex massone, ipnotista e studioso di arti occulte, mentre Lefebvre ha origini francesi e, in gioventù, è stato vittima di un particolare evento traumatico che si rivelerà di grande importanza nella risoluzione degli eventi del romanzo. Il paragone con Sherlock Holmes e il dottor Watson è tuttavia lampante ed immediato, anche se A. C. Doyle ha sempre trattato casi non legati al mondo del fantastico.
Con i nostri due investigatori ci ritroviamo così catapultati in un affascinante giallo a metà tra eventi reali e fiction costruiti su più linee narrative: a bordo della Charon ripercorriamo le tappe di Charles Darwin sul Beagle, il brigantino sul quale il naturalista britannico si era imbarcato durante i suoi studi sulla teoria dell'evoluzione; con Caleb Cavendish ci troviamo invece a Glastonbury, luogo mistico legato alle leggende di Re Artù e Giuseppe di Arimatea; Buckingham e Lefebvre visitano inoltre diversi ospedali criminali mentre seguono le tracce "paranormali" che Cavendish ha lasciato nel corso degli anni, fornendoci un interessante spaccato su quelli che potevano essere usi e costumi dell'epoca.
Il diario dell'estinzione è un libro insolito sotto tanti punti di vista, che contiene al suo interno diverse "particolarità" - se così vogliamo definirle - piuttosto rare in romanzi di questo genere.
Insomma, anche questa volta Watson Edizioni ci permette di conoscere un altro autore da 10+ del fantasy nostrano. Provare per credere.
E vi consiglio anche di dare un'occhiata alle illustrazioni finali del romanzo: sono così realistiche da cominciare a farvi dubitare che quello che avete appena letto sia soltanto una storia...
Buckingham e Lefebvre sono i due investigatori protagonisti del romanzo e fanno parte di un ramo particolare di Scotland Yard: il loro compito è quello di difendere la Corona dai crimini più oscuri sotto la guida del Vecchio Abe. Sappiamo poco di loro e del loro passato, se non che Buckingham è un ex massone, ipnotista e studioso di arti occulte, mentre Lefebvre ha origini francesi e, in gioventù, è stato vittima di un particolare evento traumatico che si rivelerà di grande importanza nella risoluzione degli eventi del romanzo. Il paragone con Sherlock Holmes e il dottor Watson è tuttavia lampante ed immediato, anche se A. C. Doyle ha sempre trattato casi non legati al mondo del fantastico.
Con i nostri due investigatori ci ritroviamo così catapultati in un affascinante giallo a metà tra eventi reali e fiction costruiti su più linee narrative: a bordo della Charon ripercorriamo le tappe di Charles Darwin sul Beagle, il brigantino sul quale il naturalista britannico si era imbarcato durante i suoi studi sulla teoria dell'evoluzione; con Caleb Cavendish ci troviamo invece a Glastonbury, luogo mistico legato alle leggende di Re Artù e Giuseppe di Arimatea; Buckingham e Lefebvre visitano inoltre diversi ospedali criminali mentre seguono le tracce "paranormali" che Cavendish ha lasciato nel corso degli anni, fornendoci un interessante spaccato su quelli che potevano essere usi e costumi dell'epoca.
Il diario dell'estinzione è un libro insolito sotto tanti punti di vista, che contiene al suo interno diverse "particolarità" - se così vogliamo definirle - piuttosto rare in romanzi di questo genere.
Insomma, anche questa volta Watson Edizioni ci permette di conoscere un altro autore da 10+ del fantasy nostrano. Provare per credere.
E vi consiglio anche di dare un'occhiata alle illustrazioni finali del romanzo: sono così realistiche da cominciare a farvi dubitare che quello che avete appena letto sia soltanto una storia...
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