SEGNALAZIONE: "L'OMBRA DI UN PRINCIPE" DI CATERINA FRANCIOSI

SEGNALAZIONE
Caterina Franciosi, L'ombra di un principe, Delos Digital
Collana Heroic Fantasy Italia a cura di Alessandro Iascy e Giorgio Smojver
Copertina di Gabriele Rivolta e illustrazioni interne di Pietro Rotelli


L'AUTRICE

Caterina Franciosi è nata nel 1990 in una piccola cittadina della riviera romagnola al confine con le Marche. Ha frequentato il Liceo Classico e, successivamente, la facoltà di Lingue e Culture Straniere all'Università di Urbino. Nel 2018 apre il blog Il Salotto Letterario che si occupa di interviste e recensioni. Collabora con diverse case editrici, siti web, gruppi Facebook e riviste, tra cui l'associazione culturale Italian Sword&Sorcery nella sezione racconti e il magazine Life Factory Magazine nella sezione recensioni. Ha pubblicato racconti in varie antologie, tra cui Eau de Vampire, Il Marinaio e la Sirena e Vento del Nord (in Dreamscapes I Racconti Perduti, editrice GDS), Dietro il muro (in Ali Spezzate, PAV Edizioni, contro la violenza sulle donne), Corvi di Guerra (in Guerriere, antologia fantasy al femminile edita da Le Mezzelane) e La carità di murt (in Halloween all'italiana, dal contest del portale LetteraturaHorror.it). Per Delos Digital ha pubblicato vari racconti di fantascienza, weird, horror e thriller.

LA TRAMA

Nel lontano Oriente, dietro la raffinata civiltà del Huaxia si annidano inganni, tradimenti e magia nera: cosa riserverà il destino al Principe Luang-Ti?

Di ritorno da una campagna militare lungo i confini delle terre del Huaxia, il Principe Luang-Ti scopre che la sua città e la sua famiglia sono sotto attacco ad opera di guerrieri sconosciuti. Nessuno sa che sia il mandante dell'incursione, ma Luang-Ti teme che i nemici siano alla ricerca della pergamena del Sigillo custodita all'interno del suo palazzo. Chi mai oserebbe tentare di rubare un oggetto talmente potente, sacro e prezioso? E per quale motivo?
Ambientato in un estremo Oriente magico e misterioso, "L'ombra di un Principe" è un'avventura epica ispirata al genere Wuxia, reso popolare dal cinema, e alla mitologia cinese, popolata da dragoni, volpi a nove code e spiriti affamati sospesi tra il nostro mondo e quello dei morti.

ESTRATTO

Il verde delle colline del Huaxia si tinse di rosso. Le risaie all’orizzonte si riempirono di corpi mutilati. Il clangore dell’acciaio riempì le orecchie di Luang-Ti, Principe della provincia di Jinshan.
“State ancora ripensando a loro, mio Signore?”
La voce del Generale Fang interruppe il corso dei suoi pensieri. Luang-Ti si slacciò l’elmo e lo posò davanti a sé, sulla sella. Trasse un gran respiro, si abbandonò al ritmico dondolio del destriero e davanti ai suoi occhi tornò la quiete. Solo campagne a perdita d’occhio, e null’altro.
“Stavo riflettendo sull’uomo che sono diventato, Generale.”
Fang lo scrutò da sotto le sopracciglia cespugliose. Il suo volto era coperto di cicatrici e il suo fisico si stava facendo più massiccio per via dell’età, ma dopo tanti anni il Generale rimaneva ancora il suo fidato braccio destro.
“Un uomo onorevole, mio Signore.”
Luang-Ti esplose in un’amara risata. Alcuni dei soldati lì vicino voltarono la testa verso il Principe, ma erano troppo stanchi per prestare interesse al chiacchiericcio. Le loro spalle curve si alzavano e si abbassavano seguendo l’andatura dei cavalli, le redini rilassate tra le mani.
La battaglia al confine nord, sul fiume che divideva le terre del Huaxia da quelle degli Uighur, era stata sfibrante. Gli Uighur erano stati passati a fil di ferro come richiesto dall’Imperatore Zhu-Wen, ma non per questo le perdite tra gli uomini di Luang-Ti erano state meno ingenti o i loro cuori meno straziati. Tra i ribelli c’erano anche i loro fratelli di Huaxia, povera gente che aveva perso tutto a causa delle tasse imposte dall’Imperatore. Dato che non potevano pagare, i soldati imperiali si erano impadroniti di ogni cosa: casa, campi, raccolti. Qualsiasi avere di mercanti e agricoltori era servito a ingrassare i forzieri dell’Imperatore e le tasche della sua corte capricciosa e viziata. A quei poveri disperati non era rimasto altro che attraversare il confine del Huaxia e unirsi alle schiere nemiche del Qagan degli Uighur, che da lungo tempo premevano a nord creando sempre più spesso insurrezioni e rivolte.
“Onore, dite, mio buon amico?” Luang-Ti si stropicciò gli occhi stanchi. “Se il mio Maestro mi vedesse ora non esiterebbe a prendermi a frustate. Ho perso ogni dignità nel momento stesso in cui mi sono inginocchiato dinanzi a Zhu-Wen.”
“Fate attenzione, mio Signore.” Il Generale gli si fece vicino e abbassò la voce. “Le parole volano veloci sulle ali del vento. Avete fatto quanto necessario per garantire la vostra incolumità e quella della vostra gente. Non potevate agire in altro modo. Non avete un esercito abbastanza grande per contrastare quello dell’Imperatore, né un sufficiente numero di alleati sui cui contare.”
Il Principe non rispose. Un canto si levò allora dalle retrovie dell’esercito. Lento e nostalgico, parlava di morte e rinascita, ma anche di onore e speranza, ed era antico quanto le montagne del Huaxia. Gli occhi di Luang-Ti si riempirono di lacrime al suono di quella malinconia melodia. Gli ricordava la sua infanzia, un passato ormai perduto. Il Principe batté le palpebre e si obbligò a piantare lo sguardo sul profilo della città che si andava delineando all’orizzonte.
“Parli come mia moglie,” disse al Generale cercando di mantenere ferma la voce.
“La Principessa è una donna saggia.”
Le cicatrici che coprivano il volto di Fang si torsero e si allungarono quando sorrise. Sapeva bene quanto Luang-Ti non vedesse l’ora di riabbracciare la sua famiglia. Le settimane al confine erano state lunghe e fredde, le giornate grigie e solitarie. Tutti loro avevano bisogno dell’abbraccio dei loro cari.
“Non siate troppo severo con voi stesso,” continuò il Generale, posando una mano guantata sul braccio del Principe. “Gli Dei sapranno leggere nel vostro spirito e giudicare al meglio le vostre azioni.”
“Non è del perdono degli Dei che ho bisogno,” ribatté Luang-Ti. “Ma di quello della nostra gente. Siamo tutti figli del Drago e dovremmo vivere in pace nel Huaxia, come fratelli e compagni gli uni per gli altri.”

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