SEGNALAZIONE: "LA CITTÀ DELLE ANIME" DI MAURIZIO COMETTO

SEGNALAZIONE
Maurizio Cometto, La città delle anime, Delos Digital
Collana Fantasy a cura di Emanuele Manco


L'AUTORE

Maurizio Cometto è nato a Cuneo il 29 settembre 1971. Tra i libri pubblicati la raccolta “L'incrinarsi di una persistenza e altri racconti fantastici” (Il Foglio, 2008), il romanzo per istantanee “Cambio di stagione” (Il Foglio, 2011), la raccolta di racconti weird “Magniverne” (Il Foglio, 2018). Ha pubblicato numerosi racconti in antologie, siti internet e riviste, tra le quali “Robot” ed “Effemme”. “La città delle anime” è la seconda parte del ciclo “Il libro delle anime”, iniziato con “L'aliante scomparso”. Laureato in Ingegneria Meccanica, vive a Collegno.

LA TRAMA

A chilometri e chilometri di distanza, attraverso terre inospitali e venti che sussurravano inquietanti verità, c'erano quei luoghi spaventosi. Là regnavano le ombre, e là tutto doveva essere iniziato.

Volando a dorso di una grande poiana, da una Valframés mutata dalle sue azioni, Michele è arrivato alla Città delle Anime, proseguendo il suo percorso di crescita. Ma prima di affrontare le nuove e terribili prove che lo aspettano, deve orientarsi, comprendere il mondo che gli sta intorno e gli equilibri di potere tra i suoi abitanti: le anime Sognanti, le anime Brillanti e quelle Reiette. Tante cose da apprendere e da capire in poco tempo, per radunare un gruppo di coraggiosi e proseguire il suo viaggio verso il settimo anello e la Coda dello Scorpione, luoghi tenebrosi che custodiscono la risposta a molti misteri.

ESTRATTO

Arrivarono al viale. Il coro proveniva da destra. Svoltarono in quella direzione.

E si trovarono alle spalle di un fiume composto da migliaia di gocce colorate. Risaliva il viale, la coda a una trentina di metri da loro, la testa chissà quanto più avanti. Migliaia di colori differenti, di tutte le sfumature, di tutte le tonalità, mischiati fra di loro.

Ciascuna luce pulsava seguendo un suo ritmo: con pacatezza, con scatti più decisi, con lunghe pause tra un crescendo e l'altro. E ciascuna luce si addensava intorno a una sagoma inconfondibilmente umana, similmente a quelle che vengono definite aure. E le aure si mischiavano, creando sfumature nelle sfumature.

Quelle gocce, quegli esseri di luce, camminavano, gesticolavano, cantavano, esattamente come esseri umani.

Il coro risuonava lungo il viale, riempiendolo di echi.

E la tua luce già spezzata si perse nell'oscuro

Reclamata dall'arcanico Palazzo delle Ombre

Ma un giorno i tuoi colori rivivranno, è sicuro

Perché il Sorvegliante non tarderà per sempre

– Dove siamo finiti?

Michele dovette ripetere la domanda alzando la voce, perché Lucetta non aveva sentito.

– Non lo so, – rispose finalmente la Mnis. – Ma questo canto mi spaventa... andiamo via, Michelìn.

E invece avanzarono ancora in silenzio, tenendosi a distanza di sicurezza dal corteo.

Tra tutti quei colori Michele scorse qua e là chiazze grigie e perfino sfumature prossime al nero. Ma a prevalere erano i colori più chiari e vivaci. I toni più frequenti davano sul verde e l'arancione.

A un certo punto si fermarono. Laggiù in fondo, a quattro o cinquecento metri di distanza, la testa di quel serpente arcobaleno si stava alzando. Forse una rampa in salita, che – vide adesso Michele – portava a uno spiazzo. Uno spiazzo antistante a un edificio imponente. La grande macchia scura nascosta dalla notte…

C’era un’altra sagoma nera, più piccola ma non meno inquietante.

Appoggiato sulla testa del serpente, trasportato da sei anime particolarmente brillanti, si notava un oggetto dalla forma oblunga. Da quella distanza pareva piccolo, ma doveva misurare in lunghezza quanto un uomo, o forse anche di più, così come in larghezza. Era proprio quell'oggetto, o ciò che conteneva, il centro del corteo.

Michele lo riconobbe.

Si trattava di una bara.

Stavano assistendo a un funerale.


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