RECENSIONE: "LA SCIAMANA DI CHATSIL" DI KIM TONG-NI

RECENSIONE
Kim Tong-ni, La sciamana di Chatsil, ObarraO Edizioni
A cura di Serena Lavezzi


L'AUTORE
Kim Tong-ni (1913-1995) esordisce come letterato nel 1934, durante l'occupazione giapponese. Insegna Scrittura Creativa all'Università Chungan, ricopre le cariche di Presidente dell'Associazione Coreana di Letteratura e dell'Accademia Coreana delle Arti. Numerosi i premi letterari a lui assegnati.
Testimone della recente tragica storia del suo paese (l'occupazione giapponese e la guerra fra Nord e Sud), è il riferimento per un'intera generazione di scrittori che concepiscono la letteratura come portatrice dei valori della tradizione, ma aperta al confronto con la modernità.

LA TRAMA
Il lettore viene immerso nell'universo sconosciuto dello sciamanismo ancora fortemente radicato in Corea.
Il romanzo narra le vicende di Eul-hwa, sciamana in un villaggio della Corea, dipinge le sue pratiche cerimoniali, i riti sciamanici, il suo incontro- scontro con il figlio che, mandato in tenera eta in un tempio buddista, torna a casa convertito al cristianesimo.
Il contrasto fra mondo della tradizione e apertura a nuove forme di pensiero e credo di provenienza occidentale emerge in tutta la sua potenza.
Adattato per lo schermo nel 1982, il libro fu candidato al Premio Nobel nel 1978.

LA RECENSIONE
Oggi facciamo un salto in Corea per parlare della tradizione sciamanica e del folklore locale, con il romanzo "La sciamana di Chatsil" di Kim Tong-ni. 

Il libro narra la storia del tutto particolare di Ulhwa, sciamana coreana. La donna vive in una casa fatiscente, nella periferia del villaggio di Paekkok, con la figlia diciassettenne Wolhi. La ragazzina parla pochissimo, pare vittima di un demone che le impedisce di esprimersi correttamente e pronunciare le parole giuste. Vive segregata in casa, nell'attesa che la madre torni dai riti sciamanici che è chiamata a compiere in tutto il territorio circostante il villaggio. Ulhwa ama molto la figlia, è l'unica delle sua famiglia che sia riuscita a tenersi vicina dopo svariate vicissitudini. 

Una sciamana si prepara al rito in abiti tradizionali, accompagnata dai suonatori.

La donna, infatti, diventa sciamana molto giovane quando il primo figlio Yongsul, ancora bambino, si ammala di vaiolo. Andando ogni giorno a pregare al tempio, Ulhwa conosce la sciamana del luogo e inizia ad affidarsi a lei per le cure del piccolo. Con il passare del tempo l'anziana guaritrice prende la giovane sotto la sua ala e decide di trasmetterle i segreti dello sciamanesimo. Ulhwa si rivela molto dotata e diventa ben presto una famosa e richiesta sciamana. Abiti cerimoniali, ventaglio, cembali e preghiere (spesso simili a leggende narrate a voce alta) sono le sue armi contro il mondo degli spiriti. Nel frattempo si sposerà con l'aiutante della sua protettrice e partorirà Wolhi. 

All'improvviso la vita delle due donne, fatta di una semplice routine quotidiana di pulizie, pasti e riti, viene scossa dal ritorno a casa dopo dieci anni del figlio Yongsul. Quando il ragazzo ne aveva undici Ulhwa l'aveva portato in un monastero buddhista, temendo che essendo figlio di una sciamana non avrebbe avuto un futuro degno di lui. Così, ormai ventunenne, il giovane torna nella casa materna. Da subito rimane sconvolto dalle condizioni dell'abitazione in cui vivono e presto rivela il vero motivo del suo ritorno, di fronte agli occhi stupiti della madre. Yongsul si è convertito al cristianesimo anni prima e in cuor suo spera di poter mostrare la bontà del suo credo anche alla sua famiglia, per valori così distante da lui. Ora è la donna a essere scioccata dalle parole del figlio, convinta che sia impossessato da un demone. Il ragazzo si convince ben presto che la sorella sia vittima delle superstizioni materne e tenta di insegnarle i precetti del cristianesimo, contro la volontà di Ulhwa. Da qui si dipana l'intera vicenda, la volontà di entrambi di affermare la propria religione a scapito dell'altra. 

Spiriti coreani

Questo romanzo mette a confronto non soltanto due religioni, ma anche due modi di vivere e di concepire i fatti della vita. E' uno scontro, non solo generazionale e famigliare, ma anche spirituale e personale. Il finale tragico non lascia troppo spazio alla riflessione, nessuno vince e nessuno perde. Pare quasi che gli esseri umani sovrastino i loro credi religiosi e si comportino semplicemente da quello che sono: persone imperfette. L'autore riesce a toccare svariate tematiche, la famiglia, i sentimenti, il destino, rimandandoci indietro delle diapositive particolarissime e dandoci la possibilità di conoscere un mondo quasi del tutto sconosciuto. Lo sciamanesimo, in Corea, è tutt'oggi un insieme di pratiche e di rituali ben radicati e condivisi, specialmente nei villaggi. Non si tratta semplicemente di folklore e forse uno dei pregi maggiori di questo breve libro è la sua capacità di aprire uno scorcio su questo mondo inusuale, ma affascinante. 

Buona lettura. 




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