RECENSIONE: "IL GIRO DI VITE" DI HENRY JAMES
RECENSIONE
Henry James, Il giro di vite, Delos Digital Innsmouth
A cura di Caterina Franciosi
L'AUTORE
Fratello della scrittrice Alice James e del filosofo e psicologo William James, Henry James (New York, 15 aprile 1843 - Londra, 28 febbraio 1916) è stato uno scrittore e critico letterario statunitense piuttosto conosciuto per i suoi romanzi e i suoi racconti sul tema della coscienza e della moralità. Naturalizzato britannico, coniò la teoria secondo la quale gli scrittori sono chiamati a presentare, attraverso le loro opere, la propria visione del mondo, attraverso l'uso del punto di vista soggettivo, del monologo interiore e dei vari tipi di narrazione psicologica.
LA TRAMA
Da questo romanzo l'acclamata serie tv Netflix "The Haunting of Bly Manor"
Una giovane istitutrice viene assunta per occuparsi di due adorabili orfanelli. Il suo impiego da sogno si trasforma in un incubo quando sinistre presenze cominciano a turbare l'idillio. Spinta da un incrollabile, quasi ossessivo, senso del dovere, la donna assisterà a strane apparizioni legate ai segreti di un passato recente. Con una narrazione ambigua e serrata l'autore fa nascere in noi un dubbio: si tratta di demoni o piuttosto del prodotto di una mente paranoica?
Apparso originariamente a puntate nel 1898 sulla rivista "Collier's Weekly" dal 27 gennaio al 16 aprile questo romanzo apparve anche nell'ottobre 1898 nel libro "Two Magics", edito a New York da MacMillan e, a Londra, da Heinemann. Da questa storia gotica la serie tv "The Haunting of Bly Manor", attualmente su Netflix.
LA RECENSIONE
Il racconto ci aveva tenuti col fiato sospeso, seduti accanto al camino. Si trattava di una storia raccapricciante tanto quanto dovrebbe essenzialmente esserlo una bizzarra narrazione, la vigilia di Natale, in una vecchia casa. Eppure, tranne questo ovvio commento, tutti eravamo rimasti in silenzio, finché qualcuno non aveva affermato che si trattava dell'unico caso da lui conosciuto in cui una visione del genere si era manifestata a un bambino. Il caso, potrei precisare, riguardava un'apparizione avvenuta in un'antica abitazione, come quella dove ci eravamo riuniti per l'occasione, e ad assistervi era stato un fanciullo.
Un misterioso manoscritto racconta la storia di una giovane istitutrice assunta al maniero di Bly per occuparsi dei piccoli Flora e Miles. Ma il suo lavoro non sarà così semplice: strane presenze si aggirano per la casa, presenze di chi ha abitato lì prima di lei e di cui gli altri abitanti di Bly sono molto restii a parlare.
"Il giro di vite" (1898), opera straordinaria di Henry James, torna in una nuova traduzione aggiornata di Elisa Passeri nella collana Innsmouth a cura di Luigi Pachì. I misteri di Bly Manor tornano ad ammaliarci, le storie dei piccoli protagonisti del racconto e della loro istitutrice sono ancora vivide e angoscianti ancora oggi. La ghost story di Henry James offre innumerevoli tematiche e spunti di riflessione di grande modernità e affascinanti sotto molti punti di vista. In questa sede, in occasione del blogtour organizzato da Delos Digital, il Salotto ha deciso di concentrarsi su un aspetto in particolare: quello che potremmo definire "la scrittura del non detto".
Tutto in "Il giro di vite" sembra avere dei contorni sfumati, talvolta quasi onirici. La giovane istitutrice si ritroverà - in più di un'occasione - a non essere certa di nulla, neppure della propria vista. L'unica persona con la quale la donna può confrontarsi e cercare di ottenere qualche chiarimento è la signora Grose, personaggio ambiguo e sfuggente. Figlia della severa epoca vittoriana, la governante raramente risponde alle domande dell'istitutrice in maniera sincera e diretta, preferendo nascondersi dietro commenti indiretti espressi con parole volutamente vaghe. Un "non detto" che Henry James potrebbe aver utilizzato come escamotage per creare ulteriore senso di angoscia nei suoi lettori.
Ma non è tutto.
Questo senso di incertezza e ambiguità sembra dissiparsi soltanto quando gli eventi avvenuti vengono trascritti e impressi su carta. L'intero racconto si basa infatti sul manoscritto stilato dalla giovane istitutrice. La donna inizialmente è reticente nel mettere per iscritto le strane circostanze verificatesi a Bly Manor; sa bene che se, in qualche modo, preserverà la memoria degli avvenimenti con carta e penna raggiungerà un punto di non ritorno in quanto non potrà mai più negare quanto accaduto. Non dimentichiamo anche la lettera dell'istitutrice indirizzata al tutore di Flora e Miles - lettera che non verrà mai recapitata e scomparirà in circostanze poco chiare.
Sogno o realtà? Verità o fervida immaginazione? Ai lettori l'ardua sentenza: il manoscritto dell'istitutrice non ci lascia alcuna certezza, in quanto incompleto e privo di una conclusione ben definita. Il caso, oltre a rimanere irrisolto, sembra destinato a gettare ulteriori dubbi sulle parole della giovane donna. Dubbi che, a più di un secolo di distanza, continuano a stregare anche il pubblico odierno anche grazie alle svariate trasposizioni cinematografiche, tra cui la recente serie TV di Netflix "The Haunting of Bly Manor".
Commenti
Posta un commento