RACCONTO: "LA PORTA" DI LAURA SILVESTRI

RACCONTO

LA PORTA
di Laura Silvestri


Non puoi attendere oltre.

Il momento è arrivato.

Lo senti in ogni libbra di carne, in ogni goccia di sangue.

Hai sempre saputo che sarebbe accaduto. Lo hai atteso, temuto e sperato sin da quando hai abbandonato il luogo a cui appartenevi.

Questo è il tuo cammino. Ti guardi intorno: un panorama familiare di ombre scure e lampi di luce. Sagome d’alberi s’intrecciano in una volta fitta, al cui riparo hai trascorso momenti felici. Riconosci le voci attorno a te, che ti sussurrano di partire. Sono lontane, ovattate, accompagnate - come debbono essere le parole degli dèi - dal rullare tenue d’un tamburo. Una in particolare ti è vicina da tempo immemore.

Se ogni cosa andrà come deve, presto tutto cambierà.

Hai paura, eccome, ma sai dove andare e cosa fare, anche se sarà una gran prova. Probabilmente, la più grave, la più dolorosa che mai ti troverai ad affrontare. Ti senti insicuro, e poi temerario, e ancora di nuovo esitante. Tremi della forza di quell’avventura, la fai tua, la divori e te ne lasci divorare.

È questo il destino di chi è come te. Devi incamminarti, pronto a metter in gioco ogni cosa che possiedi. Senti che la cerimonia ha inizio, la riconosci nei battiti del tuo cuore. La sinfonia diffonde le sue prime note, investe i tuoi sensi, poi si lancia in un crescendo, mentre la via si apre davanti al tuo sguardo smarrito.

La porta ti attende, con le sue promesse. L’istinto ti dirà cosa fare.

Avanzi poco a poco, attento a ogni segnale. Comprendi il momento per fermarti a riposare. Senti nuove energie e ti rimetti in viaggio. Il frusciare dell’acqua ti conforta, ti accompagna. Finché l’udirai, saprai di essere al sicuro. La memoria antica ti indica la via. Il labirinto d’ombra e luce trema attorno a te, ti aggredisce, ti mette alla prova. Il mondo che conosci diviene fragile, romba e si scuote, e tu con esso. L’acqua s’increspa, luci e ombre s’alternano rapide, i suoni si fanno striduli.

Ma la voce ti accompagna, ti protegge. E allora arranchi, ti lasci trasportare e poi prosegui, combatti il cataclisma. Diventi il cataclisma.

Il tempo passa. Non immagini quanto ne occorrerà. Non hai nulla. Non sai se sei prossimo al traguardo o lontano dalla meta, se il viaggio pretenderà ancora molto da te, o al contrario presto potrai riposare.

 

E poi, d’improvviso qualcosa cambia. Troppo in fretta, con violenza, il tepore diviene un calore rovente. Una fitta di dolore, un sapore amaro t’invade il palato, e una paura che non è tua ti cola dentro il sangue, ti sorprende, paralizza.

No, non così. Qualcosa non va. Non è in questo modo che raggiungerai la porta. Rumori e grida ti stordiscono, vampe inattese ti attraversano.

E quelle voci… le voci non ti ascoltano più. Ora sono un coro, sono dèi remoti che giocano con te, pensano a tirare le fila del tuo viaggio, giocano ai dadi col tuo destino. Lasciatemi tempo, lasciatemi fare, vorresti gridare. Ce la farò. Ma stai soffrendo.

Loro ti ignorano. Uno squarcio di luce bianca si apre nel cielo, un’alba fulminea che esplode e si rovescia su di te. Chi siete, perché mi fate questo?

Eppure il dolore poco a poco svanisce.

Non sai dove t’abbiano portato. Non sei con chi attendevi di incontrare. Senti che ogni cosa è perduta.

Odori penetranti, sconosciuti, ti assalgono. Comprendi soltanto, con l’istinto più antico, che infine non sei riuscito a superare la porta.

Tremi, investito da un vento gelido. Ascolti le voci di quei giganti, distanti e alieni. Figure sfocate di titani ti circondano, tocchi estranei ti rapiscono. È tutto finito così? Hai fallito?

Ma poi la riconosci.

Quella voce.

Lo senti, quell’odore.

La tua guida, quello che la tua anima attendeva.

Non sai cosa stia mormorando, ma braccia salde t’accolgono, calmano l’angoscia e lo sgomento. Non comprendi i suoi sussurri, ma adesso sei certo che non è finita.

Al contrario, sei sicuro che tutto sia appena cominciato.

Sarà soltanto molto tempo dopo, che capirai quelle parole.

Ti amo. Ti amo. Benvenuto al mondo, bambino mio.

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